Scudo Difesa attivato. Pericolo! Pericolo! Pericolo!

Corpetto del Q-Zar, una volta colpiti

…Colpo di Riflesso?

Da ragazzetto, tra i 17 e i 20 anni, ho passato ogni sera che la provvidenza mandava al Q-zar di Piazza Carpegna, a Roma. Era la metà degli anni ’90, nella Roma più bella che si sia mai vista da quando i calzari di Giulio Cesare hanno smesso di calcarla.

Il periodo più bello, manco a dirlo, era l’estate.

C’era l’Estate Romana, Invito alla Lettura organizzato intorno a Castel Sant’Angelo, il cinema all’aperto del Massenzio. Il caldo non era soffocante come sarebbe diventato dalla metà del 2010 in poi, e la sera alla Collinetta di Villa Pamphilii ospitava concerti, eventi, ed un chiosco permanente di gelati e grattachecche.

La mia vita scorreva in motorino, soprattutto d’estate, tra le stradine di Trastevere, dove abitavo, e Monteverde Vecchio, dove mi cimentavo nel sopravvivere al Liceo Classico.

Eravamo oramai degli habitués al Q-zar, praticamente parte dello staff, ingaggiati come quasi-aiutanti a titolo semi-gratuito, e pagati in partite gratis, con lo staff, alla chiusura.

In genere, la serata si svolgeva così, in estate: in genere andavo a prendere il mio amico Pinzimonio, con il motorino, e poi si prendeva di volata l’Aurelia Antica, si superava Villa, e si arrivava oltre ai limiti occidentali del Pomerio, a Piazza di Villa Carpegna. Circumnavigata la piazza, per ottemperare ai sensi di marcia, si doveva imboccare un’anonima discesa da garage, in fondo alla quale c’era, poco pubblicizzato, il Q-Zar.

Una volta entrati nel primo ambiente, il lucore familiare dei videogiochi con schermo a tubo catodico sfarfallava su ogni lato, tranne che in quello dove erano posizionati i flipper e l’hockey da tavolo, quello col dischetto che sciola sul cuscino d’aria del tavolo.

Sempre su quel lato, saliti tre o quattro scalini ricoperti di quel pavimento di linoleum nero a bottoncini che ha imperversato n ogni locale commerciale di Roma dalla fine degli anni ’80 a tutti gli anni ’90, si annidava l’ufficio dello staff, con la cassa per cambiare i gettoni e per prenotare le sessioni della vera attrazione del posto.

Per le povere anime che non lo conoscono, basti sapere che il Q-Zar un tipo specifico di Laser-game, il cui scopo era, una volta divisi in squadre contrapposte (gli Arancioni e i Verdi) di sparare con dei fucili a puntatore laser contro dei sensori posti sui corpetti degli avversari, o contro le loro basi, per guadagnare punti.

CI sarebbe tanto da raccontare sui gestori, sulle serate, circa chi e come, in quel periodo, tanto ha influito sulla persona che sono diventato, e mi ripropongo di farlo in seguito.

Quello che però voglio condividere, adesso, è la meccanica del famoso Colpo di Riflesso.

Una volta colpiti da un avversario, tutto il corpetto vibrava, e per i successivi tre secondi, si era immuni da altri colpi. Una voce maschia proveniente dal corpetto informava: “…scudo-difesa Attivato. Attivato“. Era, quello, il tempo di mettersi al riparo, poiché per altri successivi tre secondi, si era implumi e senza difese, senza possibilità di reagire ed alla mercé di ulteriori colpi avversari, con conseguenza di vedere il processo ricominciare. Il corpetto intimava: “Pericolo! Pericolo! Pericolo!“.

Tuttavia… appena colpiti, per UN SECONDO dal colpo rcevuto, e prima di avere l’arma disabilitata, il sistema consentiva di avere un solo COLPO di RIFLESSO, da usare fulmineamente contro l’avversario, per trascinarlo nella stessa situazione e costringerlo ad una concorrente ritirata strategica.

Ecco, mi è sempre piaciuto tantissimo il principio del Colpo Di Riflesso. Una chance che la vita offre – a chi la sa cogliere – per ricomporsi, per non permettere che le difficoltà infieriscano, per ritirarsi, leccarsi le ferite, ed andare a cercare chi ha attaccato per ripagarlo della stessa moneta. Ma falsa. E arroventata. Tirata con la fionda. Possibilmente in un occhio.

Questo frankenscooter ha portato Pinzimonio e me medesimo per un numero di chilometri pari alla distanza tra la terra e UY Scuti, a spanne eh.

A una certa, si è fuso un cilindro, e pace.

Le Scalette. Nulla altro da aggiungere.

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